Da giugno 2011 a gennaio 2012 sono stata impegnata nella coordinazione e attuazione di un Progetto dal titolo "La vita nelle mani". Tale Progetto si inserisce in un contesto storico culturale, tipico dell’epoca contemporanea, in cui la giusta esigenza di conquista della libertà sentita dai giovani, attraverso la sperimentazione dei limiti dell’eccesso, si scontra con la necessità da parte delle istituzioni a tutti i livelli di salvaguardare la salute pubblica, contenendo comportamenti giovanili a rischio.
I partner del progetto sono stati: Provincia di Viterbo, Modavi e Fondazione Carivit.
Nello specifico, il mio lavoro si è svolto in due momenti ben distinti; nei mesi di novembre e dicembre 2011 ho avuto la possibilità di entrare in molte scuole medie superiori di Viterbo e Provincia per poter effettuare dei seminari riguardanti l'abuso di alcool e la sicurezza stradale, in un secondo momento, gli incontri si sono tenuti presso la Provincia di Viterbo, nella sala conferenze "Franco Benedetti", ed in tale contesto i ragazzi hanno ricevuto anche dei gadget e del materiale informativo.
La mia esperienza, ormai conclusa, mi ha permesso di entrare in contatto con ragazzi di età compresa tra i 14 e i 21 anni e anche di potermi confrontare con i docenti, tutti molto sensibili e preoccupati per i comportamenti a rischio che questi giovani mettono in atto.
Gli alunni (si aggirano intorno ai 2000) con i quali ho avuto il piacere di parlare, hanno partecipato attivamente agli incontri che ho tenuto, fornendomi anche interessante materiale su cui riflettere per interventi futuri.
Un dato su cui vorrei soffermarmi riguarda la motivazione per cui i ragazzi bevono: in un "gioco" che facevo con loro, consisteva nel trovare gli aspetti positivi e negativi del bere, e tra gli aspetti positivi emergeva sempre questa affermazione "bevo per dimenticare i miei problemi, gli stress della famiglia e della scuola" - preoccupante.
Ho consigliato loro, prendendo spunto da questa affermazione, di trovare modi alternativi di risolvere i problemi che li affliggono, parlando con i genitori, con gli insegnanti,con gli psicologi, andando così a creare una rete di persone di riferimento che possa sostenerli, perché in fin dei conti la fase dell'adolescenza è un momento delicato, un momento di strutturazione dell'identità, e proprio per questo motivo, necessita di maggiore attenzione.