I quotidiani e i mass-media in generale, ultimamente non parlano d'altro.
Il terremoto che sta colpendo l'Emilia Romagna e in generale il Nord Italia ha provocato danni immensi.
Danni a persone, abitazioni, all'industria. I danni sono anche ovviamente psicologici. C'è una parte del terremoto che nemmeno si vede e nemmeno si ode ed è il sisma che avviene dentro (le reazioni psicologiche alla catastrofe), definito da M.Grignani "Terremoto invisibile" (Grignani, 1999).
Solo chi ha vissuto o sta vivendo nel terrore di una nuova scossa può capire quanto siano paralizzanti quei pochi lunghissimi secondi in cui la terra trema. Esiste una disciplina definita "psicologia dell'emergenza" la quale ha l'obiettivo di contenere il disagio psicologico di singoli o gruppi, in seguito ad eventi potenzialmente distruttivi, quali calamità naturali, guerre, eventi improvvisi, attentati. La psicologia dell'emergenza prende in carico la persona o il gruppo nelle primissime ore successive all'evento catastrofico, per evitare che il possibile trauma subito si trasformi in problematiche a lungo termine, quali per esempio il PTSD, ovvero in disturbo post traumatico da stress. Gli psicologi dell'emergenza si preoccupano ed occupano anche degli operatori chiamati in causa per gestire la crisi: si rivolgono ai soccorritori, a chi scava tra le macerie, a chi incorre in vissuti di impotenza e di logorante fatica per cercare di trarre in salvo delle vittime. L'obiettivo della psicologia dell'emergenza è di far rientrare nel più breve tempo possibile le reazioni all'evento traumatico, quali possono essere paura, ansia, panico, disperazione e via dicendo. Tendenzialmente si cerca di ristabilire l'equilibrio utilizzando le risorse presenti e attivandole in modo che il gruppo colpito possa fare affidamento su una rete sociale che lo aiuti a ristabilire un senso di normalità e a soddisfare i reali bisogni conseguenti all'evento. Ciò che si tende a fare, quindi, è favorire le relazioni all'interno della comunità colpita, in modo da permettere l'espressione e la comunicazione del disagio; creare una rete sociale in grado di supportare l'emergenza; intervenire il meno possibile sui bisogni cercando di soddisfarli il prima possibile.